Chi è senza peccato scagli la prima pietra: da bambini, chi di noi non ha mai raccontato una bugia ai propri genitori? Sono convinta che ogni persona possa andare a ripescare nella propria memoria almeno un ricordo di una bugia detta alla mamma o al papà.
Soffermiamoci un po’ sulla definizione di bugia.
La bugia è un’ affermazione che non corrisponde alla verità e che viene espressa con la deliberata intenzione di alterarla.
Quindi l’aspetto che contraddistingue la bugia vera e propria è l’intenzionalità. Non si può dire lo stesso,
infatti, di altre manifestazioni alterate della verità come le confabulazioni o le false memorie: le prime sono delle trasformazioni del contenuto della memoria, non intenzionali, e derivano da un danno cerebrale (ad esempio, un trauma cranico o un aneurisma); le seconde consistono nella convinzione di ricordare qualcosa che non è realmente accaduto e derivano solitamente da suggestioni.
La menzogna, oltre a presentarsi come una falsificazione deliberata della verità, può manifestarsi anche sotto forma di dissimulazione, ossia una omissione volontaria e non casuale di una parte o aspetto della verità. Quindi, i modi per mentire sono: inventare oppure omettere. La dissimulazione è la forma più semplice di bugia poiché non comporta né la produzione di materiale di fantasia né lo sforzo mnemonico di dover ricordare quanto inventato; inoltre permette di trovare più facilmente una scusa: “mi sono dimenticato”, “non pensavo fosse importante”, “te lo avrei detto”, ecc.
Ma quando iniziamo a dire bugie?
Alcuni autori – uno dei più rinomati è stato Jean Piaget – collocano l’esordio della capacità di mentire intorno ai 7-8 anni; prima si parla di “pseudomenzogne” poiché non è presente una vera e propria volontà di ingannare ma si tratta più di un prodotto della fantasia. Ad oggi, però, la letteratura scientifica ci svela che il bambino sarebbe in grado di mentire già a partire dai 4 anni, mostrando una buona capacità di distinzione tra casi di intenzionalità nel dire una bugia e casi di errore. La difficoltà, però, sta nel dare una definizione di menzogna, legata presumibilmente ad una competenza linguistica ancora incompleta.
Intorno agli 11 anni, invece, il bambino inizia ad associare la menzogna alla perdita di fiducia, come conseguenza.
Quali sono le motivazioni che inducono a mentire?
- Evitare una punizione: la paura di una punizione/conseguenza negativa è uno dei principali motivi che portano a mentire (non solo il bambino, anche l’adulto!)
- Espressione di un desiderio: attraverso una bugia, il bambino esprime un bisogno e/o desiderio che non ha il coraggio o la possibilità di esprimere. In adolescenza, ricorrere a questo tipo di menzogna può essere legato ad un tentativo di affermazione della propria identità. E’ importante che, in questi casi, il genitore non reagisca duramente ma veda questo comportamento come un’occasione per rimodulare la relazione con il figlio.
- Compensazione di una bassa stima di sé: nei casi in cui il bambino mente, soprattutto attribuendo a se stesso false doti e/o azioni, può nascondersi un senso di inadeguatezza.
- Accettazione da parte del gruppo: anche qui la bugia può essere legata al bisogno di appartenenza ad un gruppo, collegato alla strutturazione dell’identità.
- Difesa della privacy: la bugia è funzionale a mostrarsi indipendenti ed autonomi.
- Attirare l’attenzione: la bugia può essere un modo attraverso cui il bambino manifesta un bisogno d’attenzione; è importante quindi che il genitore “legga tra le righe” per poter intervenire, rassicurandolo e dedicando tempo di qualità alla relazione con il figlio.
Dire bugie non è un comportamento esclusivo del bambino, anche l’adulto mente ed è in grado di farlo persino in modo più abile! Ad ogni genitore sarà capitato di dire una bugia di fronte al proprio figlio (ad esempio quando ci facciamo negare al telefono per non essere disturbati a nessun costo); assistere a questi episodi manda il bambino in confusione, il quale si chiederà “Perché mamma o papà lo possono fare e io no?”. In questi casi è importante non liquidare l’evento con frasi sbrigative del tipo “Noi siamo grandi e possiamo farlo”, bensì spendere qualche parola per spiegare al bambino che anche gli adulti a volte mentono e che esistono diversi tipi di bugie, alcune negative e da evitare, altre, invece, più innocue e che non recano danno (ad esempio, le cosiddette “bugie bianche”, che servono a mostrarsi gentili ed educati, mettendo l’interlocutore a proprio agio).
Ad ogni modo è importante ricordare che ogni adulto, genitore o educatore che sia, tenga sempre presente che i bambini apprendono modelli comunicativi e comportamentali attraverso l’osservazione e l’imitazione dell’altro, in particolare degli adulti di rifermento; perciò dobbiamo impegnarci il più possibile a trasmettere modelli e messaggi di correttezza e sincerità.
In conclusione, ecco alcuni aspetti da considerare nel momento in cui scopriamo che il bambino ha detto una bugia.
- Non reagire in modo impulsivo ma cercare, per quanto possibile, di prestare attenzione al nostro stato emotivo che potrebbe influenzare sia la nostra reazione (ad esempio, se siamo stressati per una questione di lavoro rischiamo di essere più aggressivi e riversare sull’evento “bugia” sentimenti inappropriati) sia la nostra valutazione del fatto.
- Evitare di etichettare il bambino come “bugiardo” perché ciò potrebbe influenzare la sua autostima e far radicare in lui la convinzione di non essere un “bravo bambino”, bensì cercare di soffermarsi a comprendere le motivazioni della bugia stessa.
- Ridimensionare la gravità della bugia, non farne una catastrofe ma accettarla come un comportamento possibile nella crescita del bambino.
- Presentare al bambino comportamenti alternativi più adeguati rispetto alla bugia oppure invitarlo a trovarli insieme, paragonando le conseguenze sia del comportamento proposto sia della bugia, in modo da permettere al bambino un allenamento a trovare una soluzione non solo alla bugia, ma anche a situazioni problematiche in generale.
- Gratificare il bambino in ogni occasione in cui mostra correttezza e sincerità.
Dott.ssa Giulia Panella
Fonti principali:
Tognoni M., “Perché i bambini dicono le bugie?”, Giunti Editore, 2012, Roma